La mia Generali Milano Marathon 2019 - Parte 2... La gara!
Continua dal post: Parte 1... Road to marathon!
La preparazione dei dettagli
Soddisfazione a palate
Ecco, questa è l'estrema sintesi della mia maratona! Gestione perfetta di tutte le possibili variabili che potevano influenzare la mia prestazione sui 42,195 chilometri, distanza che di variabili ne può nascondere davvero tante...
Ecco, questa è l'estrema sintesi della mia maratona! Gestione perfetta di tutte le possibili variabili che potevano influenzare la mia prestazione sui 42,195 chilometri, distanza che di variabili ne può nascondere davvero tante...
Spesso dopo le mie gare ho trovato qualche scusante, dettagli più o meno piccoli, cose che avrei potuto fare o evitare per impiegarci meno tempo. Non questa volta: senza se e senza ma, ho chiuso la maratona nel miglior tempo che il mio corpo potesse permettermi! Anche se al mio arrivo i top runners probabilmente avevano già finito di farsi la doccia, la mia personale soddisfazione al traguardo non poteva che esser ai massimi livelli!!! Ecco come è andata...
La paura del "muro"
Mi ero allenato molto negli ultimi mesi, ma i timori prima della maratona erano comunque tanti. C'era la preoccupazione dell'acutizzarsi di vari dolorini che, specie nell'ultima settimana, mi trascinavo a gambe, piedi e caviglie; c'era la paura di trovare condizioni atmosferiche avverse; ma soprattutto, come per chiunque provi a cimentarsi in una gara del genere, un timore primeggiava su tutti: quello di scontrarmi con il cosiddetto "muro", quella figura ormai mitologica che si aggira solitamente tra il 32 ed il 36esimo chilometro, che si attacca alle gambe dei maratoneti trascinandoli verso una fatica indescrivibile, facendo sembrare il loro traguardo come una metà irraggiungibile, portando talvolta al ritiro anche i runners più forti!
Chi ha avuto a che fare con maratone o maratoneti dovrebbe sapere bene di cosa sto parlando: non è altro che un fisiologico limite del corpo umano, quando l'organismo esaurisce la propria scorta di energia ed entra in una vera e propria crisi metabolica. E questo può accadere soprattutto per tre motivi:
- si affronta la prima parte di gara al di sopra delle proprie possibilità: spesso l'adrenalina della partenza fa brutti scherzi (parlo per esperienza ed è questo il punto che più mi spaventava... le mie "sgasate" iniziali spesso mi hanno presentato un conto ben salato!);
- non si effettua una corretta alimentazione/idratazione prima e durante la gara: può capitare di dimenticarsi di mangiare e bere ai ristori, magari pensando di non averne bisogno o perché banalmente non si vuole perdere la compagnia del gruppetto con cui si sta correndo, ma è davvero fondamentale reintegrare continuamente il corpo (come ricordano sempre gli esperti: "quando si inizia ad avere fame o sete è già troppo tardi");
- oppure, più semplicemente, non si è abbastanza allenati sulla distanza: la cosa più importante e scontata ma che spesso è anche la più difficile da accettare, specie per chi decide di preparare una maratona senza l'aiuto di qualcuno più esperto.
Detto così può sembrare quasi semplice gestire questo "muro", ma fidatevi che non è proprio matematico. L'atletica, e lo sport in generale, non sono mai matematici!
Dopo la mezza di Milano, chiusa in meno di 1 ora e 20 minuti al ritmo di circa 3 minuti e 45 secondi al chilometro), basandomi su calcoli teorici pensavo di poter correre presto una maratona sotto le 2 ore e 50 minuti (media di circa 4 minuti al chilometro). Ma, come detto in precedenza, le variabili sono talmente tante che, è proprio il caso di dire... ogni calcolo lascia il tempo che trova! Qualità degli allenamenti, esperienza, condizione fisica, forza mentale, motivazioni, emozioni, oltre che le condizioni atmosferiche durante la gara: queste variabili non sono per nulla calcolabili!
Fondamentale è stato capire bene come funziona la logica dei pacers, gli atleti messi a disposizione dalle organizzazioni delle gare per aiutare a terminare in tempi prestabiliti: il tempo che ogni pacer indica sul proprio pettorale (o sugli appositi palloncini attaccati alla maglietta) si riferisce al tempo di gara, dallo start ufficiale della corsa, e per recuperare il tempo perso alla partenza, questo comporta generalmente correre la prima parte di gara leggermente più forte rispetto alla media finale prevista.
Se già tentare un tempo simile era per me un rischio, seguire fin da subito il pacer delle 2 ore e 50 minuti mi avrebbe portato molto probabilmente a partire ad un passo davvero troppo veloce rispetto a quello da me sostenibile. E così negli ultimi giorni, viste anche le sensazioni dopo gli allenamenti più lunghi ed a seguito della settimana di antibiotici, ho saggiamente pensato di rivedere al ribasso le mie ambizioni, pensando di partire cauto intorno ai 4'10"-15"/km e cercare di finire in progressione al passo di 4'/km solo verso il finale, senza far però troppi calcoli sul risultato. Unica prerogativa: stare sotto le 3 ore... di quanti minuti lo avrei scoperto solo alla fine.
Se già tentare un tempo simile era per me un rischio, seguire fin da subito il pacer delle 2 ore e 50 minuti mi avrebbe portato molto probabilmente a partire ad un passo davvero troppo veloce rispetto a quello da me sostenibile. E così negli ultimi giorni, viste anche le sensazioni dopo gli allenamenti più lunghi ed a seguito della settimana di antibiotici, ho saggiamente pensato di rivedere al ribasso le mie ambizioni, pensando di partire cauto intorno ai 4'10"-15"/km e cercare di finire in progressione al passo di 4'/km solo verso il finale, senza far però troppi calcoli sul risultato. Unica prerogativa: stare sotto le 3 ore... di quanti minuti lo avrei scoperto solo alla fine.
La preparazione dei dettagli
Come sempre, la sera prima ho preparato abbigliamento, barrette e gel, ma forse non ho mai fatto il tutto in modo così puntiglioso.
Per quanto riguarda le scarpe, dopo gli opportuni test in allenamento, ho optato esclusivamente per il comfort, con le scarpe che nei lunghi mi han dato meno problemi ai piedi. Viste le previsioni meteo incerte e con temperature intorno ai 10 gradi, l'unico accorgimento sull'abbigliamento è stata la maglietta termica intima a maniche corte, senza manicotti in quanto in caso di pioggia si sarebbero inzuppati perdendo di utilità.
Per quanto riguarda invece l'alimentazione, è stato fondamentale studiare una apposita strategia alimentare, basata anche sulle prove fatte negli allenamenti più lunghi: un gel pre-gara da prendere 30-40 minuti prima della partenza, una barretta tagliata in tre parti uguali con l'aggiunta a ciascuna porzione di una albicocca denocciolata, due gel di cui uno con caffeina per il finale... il tutto riposto in ordine di previsto utilizzo nel comodo marsupio elastico (testato anch'esso in allenamento). E per la colazione questa volta, dopo l'esperienza con la Scarpadoro Half Marathon di Vigevano, ho preparato giusto qualche fetta biscottata in più. Insomma, tutto pianificato per evitare problemi e crisi di fame! Non restava che correre...
Per quanto riguarda invece l'alimentazione, è stato fondamentale studiare una apposita strategia alimentare, basata anche sulle prove fatte negli allenamenti più lunghi: un gel pre-gara da prendere 30-40 minuti prima della partenza, una barretta tagliata in tre parti uguali con l'aggiunta a ciascuna porzione di una albicocca denocciolata, due gel di cui uno con caffeina per il finale... il tutto riposto in ordine di previsto utilizzo nel comodo marsupio elastico (testato anch'esso in allenamento). E per la colazione questa volta, dopo l'esperienza con la Scarpadoro Half Marathon di Vigevano, ho preparato giusto qualche fetta biscottata in più. Insomma, tutto pianificato per evitare problemi e crisi di fame! Non restava che correre...
3, 2, 1... Via!
Il viaggio all'alba verso Milano non poteva che essere divertente in compagnia di altri corridori come Paiu (neo papà al debutto in maratona dopo svariate mezze maratone), Alberto e mio fratello Salvatore (che hanno corso a supporto di Andrea, atleta dell'ASD No Limits Onlus, anche lui per la prima volta in gara sulla "distanza regina").
Arrivati con largo anticipo in zona partenza posta nei Giardini Indro Montanelli, ci siamo permessi di vivere il pre-gara con relativa calma, nonostante l'adrenalina iniziasse inevitabilmente a salire.
Grazie al mio tempo della mezza maratona partivo dalla prima griglia, appena dietro i top runners. Solo pochi minuti prima della partenza ho scoperto tra i pettorali due pacers per il tempo di 02:55. Il pensiero è stato subito "parto con loro, poi si vedrà". E così ho fatto. La mia più grossa paura era proprio quella di partire troppo veloce, ma seguendo loro devo ammettere che è stato molto più facile gestirmi.
Nonostante le centinaia di persone che mi superavano nei primi metri di gara e con la pioggia che nel frattempo scendeva copiosa, nella prima parte ho corso totalmente rilassato, resistendo alla tentazione di guardare la mia velocità sull'orologio-GPS (cosa che solitamente faccio anche con troppa frequenza), concentrandomi molto sulla respirazione e godendomi gli applausi del pubblico a bordo strada e gli scorci di Milano a me sconosciuti. Corsa rilassata si traduce anche in lucidità mentale. E così fin da subito ho iniziato con la mia perfetta gestione alimentare, con la prima mini barretta già tra l'ottavo e il nono chilometro e il primo sorso d'acqua al ristoro in Piazza Duomo, al decimo chilometro.
La sorpresa
Ed è stato proprio in Piazza Duomo che con enorme piacere ho scoperto che la mia Paoletta era venuta a sostenermi! Ho sentito subito la sua voce e ho visto che non era sola: lei, sua mamma Zoe e mio cugino Silvestro erano venuti a tifarmi anche con il diluvio e la cosa mi ha fatto enormemente piacere! Avevo scelto la maratona di Milano anche per la vicinanza a casa, ma viste le previsioni di pioggia mi ero raccomandato con lei di restare tranquillamente a casa. Anche se in realtà la sera prima, alla sua scontata domanda "ma ti dispiace se non ci sarò al traguardo?", ero stato volutamente troppo vago... Perché credo che arrivare al traguardo sentendo la voce di qualche caro fa sempre piacere! Ed immaginavo che lei avesse capito, ma è stata brava a far finta di niente, dato che in realtà si era già organizzata per venir a vedere il passaggio al Duomo e poi il mio arrivo a Corso Venezia! Non lo dico abbastanza, ma sono consapevole di esser davvero fortunato con lei!
30 km con le gambe, 10 km con la testa, 2 km con il cuore... e 195 metri con le lacrime!
Passavano i chilometri e io mi sentivo fisicamente molto bene come poche volte mi è successo in altre gare. Aveva anche smesso di piovere e intorno al chilometro 15 ho deciso di aumentare la velocità, sfruttando anche la leggera accelerazione di un paio di altri maratoneti. Restare in scia non è importante quanto in bici, ma avere un riferimento davanti è comunque un grandissimo aiuto. Il riscontro cronometrico poco sopra l'ora e 26 minuti al passaggio della mezza maratona è stato ottimo, totalmente in linea con quelle che erano le mie ambizioni.
Dopo qualche chilometro mi sono accorto che in un incrocio qualcuno mi chiamava e mi incitava: Luca Mondoni (il Mondo), un amico triatleta di Melegnano che mi aveva in realtà già salutato durante i primi concitati chilometri di gara ma che sinceramente non avevo ben riconosciuto. La sua presenza in un punto del percorso con poco pubblico e le sue parole di carica sono state una ulteriore iniezione di fiducia.
Sono arrivato al chilometro 30 con un crono di 2 ore e 2 minuti e ricordo di aver pensato qualcosa del tipo: "bene, ma adesso inizia il bello!". Superavo atleti qua e là e avevo ancora delle buone sensazioni, tanto che mi sembrava quasi di tener il "colpo in canna". Ma in realtà sapevo che quel colpo lo dovevo ben conservare per l'ultima parte di gara: nei mesi precedenti non avevo mai corso più di 34 chilometri e quindi la paura del "muro" era davvero tanta. Nel frattempo avevo mangiato l'ultimo mio gel ed al ristoro del 35esimo chilometro ne ho messi altri due nel marsupio, perché come si dice: meglio averceli con sé ma non averne bisogno piuttosto che il contrario!. Qui ho superato anche il forte Carlo Sadar del team Corro Ergo Sum, un atleta che in maratona vanta tempi invidiabili da molti e che con i racconti dei suoi tosti allenamenti su Strava e Instagram sta diventando un bel riferimento per tanti amatori. Alla mia perplessità nel vederlo faticare così tanto, si è messo a ridere e mi ha risposto con una battuta: "sono l'unico maratoneta che sbatte contro il muro del 15esimo chilometro, ma ora mi trascino in qualche modo al traguardo". Mi piace chi affronta così lo sport, chi non molla mai e supera gli ostacoli sempre con il sorriso.
Dopo il 39esimo chilometro anche le mie gambe hanno però iniziato a tentennare... i muscoli erano sempre più indolenziti e la spinta non era più rilassata. Sentivo i crampi sempre più vicini. Più o meno in quel punto ho iniziato l'inevitabile countdown dei metri al traguardo. La mia velocità iniziava a diminuire e contemporaneamente aumentava pian piano la voglia di fermarsi, di camminare. Qui che ho ritrovato ancora gente ad incitarmi: prima il compagno di squadra Mario Casella di Lodi Vecchio, che aveva saggiamente scelto quella posizione per aspettarmi, e qualche metro più avanti ritrovo ancora, per la terza volta, il Mondo di Melegnano. Non potevo cedere: ormai vedevo l'ultima curva e correvo sulle ali delle emozioni, con tanta gente che applaudiva ogni atleta. Prima di concentrarmi sul traguardo, mi sono però goduto lo spettacolo cercando con lo sguardo il viso della mia Paoletta! Trattenevo a stento le lacrime e alla vista del crono finale non potevo che esultare: 02:53:12. Un abisso dal vincitore keniota Ekiru Titus, che con un tempo di 2 ore, 4 minuti e 46 secondi ha stabilito il record della manifestazione (oltre che il record in una maratona italiana). Ma per me passare dalle 3 ore e 17 minuti di Firenze 2017 (dove avevo corso alla media di 4'35"/km) ad impiegarci circa 25 minuti in meno (con un media di 4'06"/km), penso sia un risultato fantastico, su cui non era facile scommetterci.
Un grande applauso va anche ai miei compagni di uscite: Paiu, nonostante una crisi negli ultimi chilometri, ha chiuso la sua prima maratona in meno di tre ore e mezza, mentre mio fratello Salvatore e Alberto sono riusciti ad accompagnare Andrea dell'ASD No Limits Onlus a terminare la sua impresa con il tempo poco sopra le 5 ore. Devo esser onesto: personalmente davo per scontato il ritiro, invece vederli arrivare al traguardo è stato davvero emozionante... bravissimi!
Non posso chiudere senza ringraziare ancora per i vari incitamenti: prima di tutto il Mondo (ci conosciamo appena ma è stato davvero di grande aiuto, avrò modo di sdebitarmi!) e l'amico Mario, con cui avrei tanto voluto condividere con lui la preparazione di questa gara ma per problemi fisici aveva dovuto diminuire gli allenamenti... sono sicuro che ricapiterà l'occasione di correre insieme una bella maratona!
E per finire un grande grazie ancora a Zoe, mio cugino Silvestro e soprattutto Paola: lei più di tutti sapeva i sacrifici fatti per questa gara, per il quale mi ha fortemente supportato oltre che delicatamente sopportato! E un simpatico ringraziamento anche alla nostra cagnolina Bianca, perché ultimamente di chilometri insieme ne abbiamo corsi tanti e quindi posso dire di aver condiviso con lei un po' della mia preparazione.
Pensando invece al futuro, non so ancora bene quali saranno le mie prossime avventure. Sono sempre alla ricerca dei miei limiti e c'è già la voglia di un'altra maratona. Inoltre da un po' di tempo sto valutando di avvicinarmi anche al triathlon. Ora penso che per qualche mese improvviserò, facendo quello che mi diverte di più senza troppe pressioni e riprendendo a pedalare. Nel frattempo valuterò quale altra gara preparare, alla ricerca di nuovi limiti....